sabato 29 agosto 2009

Rovigo vs Ferrara: il Po

Correva l'anno 1951, 14 novembre, quando il Po ruppe gli argini allagando l'Alto Polesine tutto. Una strage che coinvolse campi, coltivazioni, abitazioni, uomini e animali. Un ricordo che nei polesani è impresso come una incisione nella roccia, anche se spesso non sempre sovviene.

Sul sito del Comune di Adria si legge:

[...] Il Po che in tale zona, a monte di Pontelagoscuro, aveva tracimato alle 14.05, rendendo vane le opere di emergenze costruite durante la notte e la mattinata (...) riusciva ad aprirsi la via verso la bassa campagna con larghe falle in località Mercantone e in località Bosco di Occhiobello (tra questo paese e Santa Maria Maddalena, di fronte a Pontelagoscuro) e ad un chilometro a valle di Santa Maria, in località Vallone di Canaro; brecce enormi incontenibili, l'ultima di circa 150 metri di ampiezza. [...]

Un estratto dell'articolo che Luciano Bergamo scrisse sul Gazzettino del 15 novembre 1951.

Oggi, per motivi diversi, il turismo ma soprattutto i turistici scelgono di salvare Ferrara, in luogo di Rovigo. Continuare a parlare delle condizioni delle strade di Rovigo mi sembra ormai retorico, tanto quanto mi sembra possa diventare polemico parlare di come URP e autorità varie rodigine non rispondano in merito alle necessità primarie della città. Le principale vie di accesso al centro sono chiuse o in condizioni terrificanti: ma quelli del colle ci girano mai per la città, o nei loro SUV le buche non si sentono?

Oggi voglio parlare di un disagio ambientale, rappresentato dalla noncuranza con cui è trattato uno dei tesori italiani più preziosi: il Po.
Giusto ieri una bella corsa in bicicletta nel percorso chiamato dai ferraresi Destra Po: da Ro Ferrarese, dove ha sede anche un ottimo centro di ristoro con bagni e doccie, inizia una meravigliosa pista ciclabile in asfalto che accompagna i turisti fino a Pontelagoscuro. Asfalto perfetto, erba tagliata e un panorama (la riva rodigina del Po) da togliere il fiato.

Il mio compagno casuale di viaggio, una altro ciclista trovato sul posto, mi abbandona proprio a Pontelagoscuro dicendomi, "mi giro chi, delà non ghe vagò, le desfà!". Sinceramente ci sono rimasto male e ho proseguito, con quel pizzico di orgoglio e la voglia di percorrere la strada del "mio" Po.

Sarebbe stato meglio seguire i consigli del "savio" ciclista: la strada "Sinistra Po" che inizia da S. Maria Maddalena è in condizioni disastrose: la rampa d'accesso presenta un asfalto degno delle pendici del Vesuvio e poi un continuo di buche. Per non parlare del traffico di mezzi pesanti che porta sabbia e sassi verso i centri industriali. Che spreco.
Demoralizzato sono sceso verso la statale (ss 16) all'altezza di Canaro, potendo però gustare in piena mattinata gli appostamenti degli scambisti omosessuali lungo gli argini, nonostante i vari divieti promulgati nel tempo.

Continuiamo pure così: abbiamo dei doni meravigliosi e li sprechiamo in questo modo. Il re dei fiumi trattato come l'ultimo dei pezzenti: dopo però non dobbiamo lamentarci che i Ferraresi si sentano più Polesani di noi!